In Italia ci sono stati più di 50mila morti causati dall'inadeguatezza delle cure sanitarie. La protesta delle associazioni dei consumatori
L’Italia è all’undicesimo posto sui 28 paesi Ue ma il fatto che si riesca a superare, peraltro di poco, la media Ue, pari al 33,7%, dipende esclusivamente dal fatto che quest’ultima peggiora per colpa di paesi come la Romania che raggiunge quasi il 50% (49,4%) o la Lettonia (48,5%), la Lituania (45,4%), la Slovacchia (44,6%), l’Estonia (42,5%), la Bulgaria (42,4%). Osservando la parte alta della classifica, si scopre però che“tutti i paesi confrontabili con il nostro, invece, stanno decisamente meglio: Francia (23,8%), Danimarca (27,1%), Belgio (27,5%), Olanda (29,1%), Spagna (31,3%), Germania (31,4%), Polonia (31,4%), Portogallo (32%), Austria (32,4%), Finlandia (32,6%)”, ha proseguito Dona.Secondo l’Unione Nazionale Consumatori il dato delle morti evitabili è direttamente collegato con un altro dato Eurostat, ossia quanto si spende in spesa sanitaria rispetto al Pil. Nel 2013, secondo Eurostat, in Italia si è speso il 7,2% del Pil, pari alla media Ue, ma sotto l’Eurozona (7,3%). Al vertice della classifica, guarda caso, gli stessi paesi che hanno meno morti evitabili: Danimarca (8,7%), Finlandia (8,3%), Francia (8,2%), Belgio e Olanda (entrambi all’8,1%), Austria (7,9%). Se a questo aggiungiamo che la spesa sanitaria su Pil cala al 6,87% nel 2015 e che nel Def di aprile si prevede un’ulteriore e costante discesa (6,78% nel 2016, 6,69% nel 2017, 6,58% nel 2017, 6,52% nel 2019), ecco che il quadro sconsolante è completo.
“Pensiamo che sulla salute non si possa fare cassa, riducendo le prestazioni sanitarie. Ecco perché chiediamo che sia ripristinata la Guardia medica da mezzanotte alle 8 e che la determina dell’Agenzia Italiana del Farmaco sui farmaci con profilo rischio-beneficio sovrapponibile, farmaci che non sono affatto equivalenti, non sia solo sospesa per 90 giorni ma definitivamente ritirata”, ha concluso Dona.