Erminia, ultima figlia di una
famiglia di contadini poveri che ne avevano messo al mondo 13, non ha avuto una
vita facile. Come si usava allora, ancora bambina fu costretta a lavorare con
suo padre nella stalla e poi messa a servizio in casa di signori come
bambinaia. Durante la guerra e la Resistenza lavorò in una panetteria a
Casalpusterlengo, nel Lodigiano: sotto il pane e la farina che il padrone le faceva
portare agli invasori nazisti che occupavano l’Italia riusciva a portare messaggi
e alimenti ai partigiani nascosti in clandestinità. D’accordo con il fornaio
che impastava il pane, riusciva sempre a dare qualche pagnotta a una famiglia
poverissima con molti figli.
Dopo la guerra Erminia, come
molte donne della sua epoca, fece la mondina, un lavoro duro che spezzava la
schiena, piegata a piantare il riso tutto il giorno nell’acqua. Da proletaria
sfruttata ci ha raccontato molte volte di quando, durante gli scioperi, i
padroni organizzavano i carichi di crumiri (altri affamati che alimentavano la
guerra fra poveri) che, scortati dai carabinieri, sostituivano le scioperanti.
Le pesanti condizioni di lavoro
e la scarsità di cibo data alle mondine suscitò varie proteste. Erminia
documentò tutto questo in un diario in cui descrisse le angherie subite dalle
mondine e i furti del cibo che spettava alle operaie. Il diario, finito nelle
mani della Camera del Lavoro e della CGIL, diventò un formidabile strumento di
denuncia contro i padroni ed i profittatori e diede il via a una grande
campagna di denuncia.
Erminia da sempre si è battuta
contro lo sfruttamento e per la giustizia sociale e così ha fatto fino
all’ultimo. Anche quest’anno è stata una delle prime a fare la tessera del
Comitato, e sebbene vivesse con una pensione minima insieme ad un altro figlio
e fosse piena di acciacchi, non mancava
mai di dare, oltre ai soldi della tessera, una sottoscrizione per aiutare a
pagare la tessera del Comitato a chi aveva perso il lavoro. Fino all’ultimo è
stata piena di curiosità, le piaceva leggere, interessarsi e discutere di
quanto succedeva nel mondo.
Erminia non era una persona
famosa, era una donna madre di 4 figli (Michele, Alberto, Amalia, Oreste)
rimasta vedova troppo presto, che ha sempre dovuto combattere contro le
avversità della vita per mantenere la famiglia, e sono proprio le persone come
lei che hanno insegnato ad una generazione di figli a lottare e che sono un
esempio di vita.
Ciao Erminia, un bacio e una
carezza da chi ti ha voluto bene e da chi ha avuto il piacere di conoscerti.
Rimarrai per sempre nei nostri
ricordi e nei nostri cuori.
Michele Michelino
Comitato per la Difesa della Salute
nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
Milano, 11 aprile 2015
e-mail: cip.mi@tiscali.it