Coordinamento Toscano per il Diritto alla Salute
Considerazioni del CTDS sulla
proposta di riorganizzazione sanitaria Regionale
La proposta di
legge di riordino del servizio sanitario toscano colpisce prioritariamente per
due questioni:
1. l’imminenza dell’entrata in vigore legata
alla data di attivazione delle tre aree vaste, il 1 marzo 2015, con relativa
smobilitazione dell’apparato direttivo delle attuali ASL.
Questo comporta:
una discussione estremamente veloce in Commissione; un ridotto numero di audizioni con sindacati,
associazioni di categoria e del volontariato; tempi contingentati per il
Consiglio, per altro in scadenza.
Non possiamo non
ricordare i tempi biblici assegnati all’approvazione del Piano socio sanitario
integrato, nel quale - si noti - niente
di tutta la riorganizzazione era accennata, mentre a questa proposta di legge
che modifica in maniera definitiva il sistema vengono assegnati tempi e
attenzione così ridotti. Si lega a questo l’impegno per una successiva legge
che dovrà disciplinare la riforma complessiva del sistema che diventerà
operativa il 1 gennaio 2016, impegno che dovrà svolgere il prossimo Consiglio
regionale all’inizio del proprio mandato, un Consiglio ridotto nel numero dei
Consiglieri, privo delle attuali competenze e della ricchezza del confronto
svolto nel corso dell’approvazione del PSSIR.
2. l’assoluta personalizzazione nelle mani del
Presidente della Regione della nomina dei commissari al vertice delle tre aree
vaste e dei commissari al vertice delle tre aziende USL.
“Se la crisi economica e i tagli al suo finanziamento
hanno messo in difficoltà il SSN, il degrado della politica e dell’etica pubblica
ne stanno minando la sopravvivenza. La sostenibilità del SSN passa per un
ridimensionamento del ruolo della politica in sanità.” Fulvio Forino, presidente dell'Associazione Dedalo 97
Si può non essere pienamente d’accordo con la posizione sopra riportata,
ma nel panorama sanitario italiano ha una sua legittimità; nel nostro caso
programmazione, organizzazione e gestione del sistema per tutta la Regione
saranno nelle mani di pochissime persone che risponderanno esclusivamente al
Presidente che a tutt’oggi ricopre una carica politica, non tecnica.
Né ci tranquillizza il richiamo – obbligatorio - al decreto 502 che
attribuisce le nomine al Presidente della Giunta: non è consueto che in un solo
momento si proceda alla nomina, in contemporanea, di tutti i vertici del
sistema sanitario, eliminando per altro figure tecniche come il direttore
amministrativo, il direttore sanitario, il coordinatore dei servizi sociali
previste dalla legge per contribuire alle decisioni del direttore generale.
E’ un sistema di accentramento delle decisioni che non risponde alla
differenziata domanda di salute che i territori possono avanzare ma alla logica
dell’amministratore che si è convinto di poter amministrare solo facendo tagli
e di questo solo si preoccupa.
Entrando infatti nel merito della proposta di legge, contestiamo prima
di tutto la mancanza anche solo di un richiamo al dettato Costituzionale e al
principio fondamentale che il sistema sanitario debba essere adeguatamente
sostenuto e finanziato dalla fiscalità generale: sarebbe troppo facile
riportare le cifre che dimostrano il basso costo reale del sistema italiano nei
confronti di altri Paesi, dentro e fuori l’Europa, e dell’ottimo rapporto
spesa/qualità; a noi preme piuttosto sottolineare la passività con cui viene
accettato il taglio dei trasferimenti statali alle Regioni, dopo le roboanti
asserzioni del Presidente del Consiglio e del Ministro Lorenzin che non
sarebbero stati fatti tagli alla sanità, dopo che il Patto per la salute
stipulato fra Governo e Regioni appena sei mesi fa escludeva la possibilità di
tagli ulteriori.
E contestiamo che la prima affermazione della proposta di legge sia “al
fine di promuovere il miglioramento della qualità dei servizi” perché riteniamo
che sarebbe finalmente opportuno dichiarare ai cittadini che riorganizzazione
equivale nel linguaggio di oggi a “riduzione di risorse economiche e umane”,
unico obiettivo della presente legge.
Una legge che, dovendo rientrare in quella “spending review” imposta
dall’austerity dell’Unione Europea, è correlata ad una riduzione del
finanziamento sanitario a favore della privatizzazione di alcuni servizi,
compromettendo il sistema sanitario pubblico e di conseguenza il diritto
costituzionale alla salute e alle cure.
Un approccio quindi che non condividiamo; tuttavia proviamo a valutare
la proposta sulla base dei suoi stessi criteri: a quanto si ritiene che potrà
ammontare il risparmio prodotto da questa riorganizzazione? La legge non lo
quantifica, ma si intende che l’eliminazione dei ruoli dei 12 Direttori
generali e altrettanti Direttori amministrativi, sanitari e dei servizi
sociali, sostituiti da 3 Commissari di azienda USL più tre Vicecommissari, ai
quali si aggiungono i tre Direttori di Area Vasta, dovrà produrre il risparmio.
Si deve però notare che in diversi casi gli attuali dirigenti sono comunque
dipendenti ASL, per i quali quindi il risparmio sarebbe relativo solo alle
indennità di funzione; d'altronde la creazione di dipartimenti interaziendali,
oggi inesistenti, richiederà risorse economiche, umane e di strutture che
compenseranno i risparmi derivanti dalla soppressione delle 12 ASL, fermo
restando che le spese saranno immediate e invece il recupero avverrà nel tempo
visto che si deve garantire la continuità dei servizi. Alcuni, più competenti
di noi, hanno già fatto una stima che parla di circa 5 milioni di recupero, a
cui sottrarre 3 milioni di nuove spese, per un totale di risparmio di meno di 2
milioni di euro: cifra importante ma del tutto inadeguata a giustificare lo
stravolgimento del sistema.
Entrando nello specifico, adesso le 12 ASL hanno 38 figure apicali, tra
Direttori generali, amministrativi, sanitari e dei servizi sociali. Con questa
riforma le figure si ridurrebbero a 18 a cui, però vanno sommati 12 consulenti esterni che potrebbero essere
assunti, per un totale quindi, di 30
persone. Il taglio quindi sarebbe solo di 8 unità, con un risparmio effettivo
che si avvicina a 1,5 milioni.
Non a caso il Presidente Rossi aveva ipotizzato sulla stampa il ricorso
ad un super ticket ospedaliero/alberghiero ovvero per interventi chirurgici:
l’ipotesi è stata per fortuna bocciata sul nascere e speriamo sia per la
consapevolezza della profonda ingiustizia del ticket piuttosto che per i soliti
motivi di tornaconto elettorale, vista l’imminenza del voto in Toscana.
Si deve però portare la massima attenzione sul sistema che la proposta
di legge andrebbe a disegnare, qualora approvata. La Toscana suddivisa in tre
aree vaste, con tre Commissari e dal prossimo anno con tre Direttori che rispondono
al Presidente: un quadro che fa pensare a omogeneità che si realizza dall’alto
verso il basso, distribuzione di risorse, attribuzione di competenze e di
funzioni, organizzazione dei servizi, mentre è dalla diversificazione delle
risposte in base ai bisogni dei territori che si può raggiungere il risparmio,
anche attraverso l‘appropriatezza.
Siamo di fronte a una grossa riforma i cui risparmi
complessivi non sono al momento stimabili, come la Giunta dichiara fin dalla
relazione tecnico-normativa. Il gigantismo che
caratterizza ogni area vasta ci spaventa, sia per le diversità presenti in
territori così ampi, sia per l’organizzazione della struttura di servizio
impostata a riportare ogni cosa al centro invece che dare margini ampi di
autonomia ai territori pur nell’ambito della programmazione regionale.
Paventiamo riunioni interminabili di funzionari e direttori dedicate a verifica
dei parametri, controllo della spesa, reingegnerizzazione, ecc…; in una parola:
aumento dell’invadenza della burocrazia.
Si propone la creazione del dipartimento di medicina generale, senza
avere affrontato una riflessione sul rapporto fra MMG e SSN, senza avere
effettuato una verifica delle Aggregazioni funzionali territoriali e della
medicina di iniziativa, che sono state al centro della riflessione e della
proposta degli ultimi anni; si invoca l’appropriatezza delle cure senza
definire attraverso quali percorsi che non siano i ticket o la limitazione
delle prescrizioni si può raggiungere l’appropriatezza e il risparmio economico
e di salute; eppure noi ricordiamo che la più seria riforma sanitaria che sia
mai stata fatta, la 833, accompagnava ogni proposta operativa con educazione
sanitaria e prevenzione, creando strutture come i consultori che operavano sui
territori, nelle scuole, nei luoghi di lavoro.
§
Per questi motivi sollecitiamo
il Consiglio regionale, ogni singolo Consigliere e il Presidente della IV
Commissione, a valutare con grande preoccupazione la proposta di legge,
considerando anche il pericolo di un periodo lungo (10 mesi) di
commissariamento di tutto il sistema, e a non imbrigliare il prossimo Consiglio
in quadro predefinito, senza la partecipazione dei soggetti interessati.
§
Per questi motivi Il Coordinamento Toscano per il Diritto
alla Salute denuncia con forza la Giunta Rossi che negli ultimi anni ha creato
le condizioni per tagli ben superiori alle richieste del governo nazionale,
chiamando medici, infermieri, malati e utenti a scendere in piazza a
Firenze il 21 febbraio alla manifestazione regionale in difesa della salute
pubblica.