giovedì 26 febbraio 2015

Reparto Pediatrico - Ospedale S. Carlo Milano SITUAZIONE INACCETTABILE PER I NOSTRI BAMBINI

Infiltrazioni d’acqua, impianti elettrici scoperti, finestre rotte…
Avete mai visto il reparto pediatrico del San Carlo al 2° piano dell’ospedale? Bene, andatelo a vedere e non spaventatevi (ma indignatevi): derivazioni elettriche scoperchiate “ad altezza di bambino che gioca”, correnti gelide che penetrano da infissi e finestre rotte, infiltrazioni d’acqua sulle pareti scrostate e sulle prese elettriche, bagni e docce insufficienti e comunque disastrati. E altrettanto pieno di rischi e disagi è il pronto soccorso pediatrico nella palazzina del DEA. Eppure già anni fa il dirigente del reparto, dott. Alberto Podestà, giustamente diceva: “E’ necessario prendersi cura del bambino… l’ambiente ospedaliero deve essere all’altezza, nel rispetto dei diritti, tenendo conto dei bisogni affettivi, emotivi, culturali”.   Ma la Direzione strategica del San Carlo lo sa?

PRESIDIO 
DOMENICA 1° MARZO 2015 
ORE 10/12 -MILANO- 
INGRESSO OSPEDALE SAN CARLO

DA QUANTO DURA QUESTA SITUAZIONE? Già dal luglio 2009 si era decisa la costruzione di un nuovo reparto pediatrico al 2° piano del settore A. Camere singole o doppie con bagno, spazi per i famigliari e per i giochi, un reparto per l’isolamento, ecc. Inizio previsto per il gennaio 2010 e apertura entro 6 mesi. Previsti 3 miliardi di spesa ma con la solita gara al ribasso: la ditta costruttrice accettava un ribasso del 34%. Quali garanzie si potevano avere? E infatti, ritardi vari, errori di progettazione che non tenevano conto della dislocazione delle linee dei gas medicali che dovettero essere spostate, necessità di bonifica dall’amianto ecc. hanno portato a ingenti aumenti di spesa e neppure la donazione di 132.000 euro per comperare i mobili è riuscita a far concludere i lavori. Dopo 1860 giorni, cioè dopo oltre 5 anni, il reparto è ancora chiuso e i bimbi restano nelle condizioni che abbiamo descritto!

OCCORRE APRIRE IMMEDIATAMENTE IL NUOVO REPARTO  Ma nessuno sa se questo sarà possibile a breve. E comunque non lo sarà se non ci sarà una forte iniziativa dei genitori degli ospiti, delle istituzioni e della popolazione del quartiere.

PURTROPPO TUTTO IL SAN CARLO E’ IN PROGRESSIVO DISAGIO I lavori che vengono qua e là effettuati sono spesso di pura conservazione, o imposti dai pompieri perché necessari a ovviare pericoli incombenti. E le prospettive sono più che mai inquietanti. Si parla della ristrutturazione di sei piani dell’edificio con l’abbandono (ai topi!?) dei tre superiori, della riduzione a solo 400 del numero dei letti (dai 1200 originari), della avvenuta chiusura degli ambulatori di otorino e di audiometria, della perdita almeno parziale dell’autonomia in quanto il San Carlo diventerebbe dipendenza del San Paolo, ecc.

LA SANITA' PUBBLICA  E’ ORMAI UN LUSSO PERMESSO A POCHI? In Lombardia come altrove: dobbiamo ricordare il continuo taglio delle dotazioni, la chiusura di reparti in molti ospedali, i tagli ai servizi sul territorio (ai Sert, per esempio), alle strutture dei Pronto Soccorso ormai al collasso, alle piante organiche del personale non rispettate, la soppressione del  “Soccorso Rosa” : è proprio di questi giorni la notizia che al San Carlo si vuole chiudere il  Servizio che si occupa delle donne vittime di maltrattamenti e violenze ecc. Per avviare a soluzione la drammatica situazione della pediatria al San Carlo, per gli altri temi della Sanità è indispensabile la partecipazione dei cittadini: occorre denunciare lo stato delle cose e imporre il superamento dell’incapacità della Direzione, della rapacità di molti interessati, delle pericolose intenzioni della Regione.

PER TUTTI QUESTI MOTIVI VI INVITIAMO A PARTECIPARE NUMEROSI AL PRESIDIO.

Coordinamento lavoratori utenti della sanità

mercoledì 25 febbraio 2015

CORSO SULLA SALUTE 2015

MEDICINA DEMOCRATICA- MOVIMENTO DI LOTTA PER LA SALUTE
RETE LOMBARDA PER IL DIRITTO ALLA SALUTE
CORSO SULLA SALUTE 2015
In allegato, brochure del corso.
Sulla base delle esperienze degli anni passati in riferimento a diverse discussioni svolte in ambito di Medicina Democratica e della Rete per il Diritto alla Salute abbiamo ritenuto indispensabile proporre un nuovo corso sulla salute – sul diritto e sui diritti alla salute – non più solo per informare e per discutere e approfondire, ma anche per vedere che fare in una situazione che diviene sempre più difficile.
Siamo consapevoli dei tagli non solo monetari, ma anche culturali, che sono stati operati in questi ultimi anni; ogni giorno le decisioni delle oligarchie al potere ci oltraggiano, ci provocano un senso di angoscia più marcato. Non sembra che gli sforzi che si stanno facendo di trovare una modalità di ricostruzione politica efficace e di classe da parte delle classi popolari, stiano portando a dei frutti sicuri, siamo ancora allo stadio dei tentativi, per ora, ma speriamo di andare oltre e arrivare ad una conclusione efficacie.
Dobbiamo però vivere e quindi dobbiamo pensare e lottare.
L’organizzazione sanitaria è molto in crisi: per i tagli, ma ancora di più per la corruzione, per l’incompetenza, per l’affarismo e le clientele che la contraddistinguono. Il Servizio Sanitario Nazionale, inteso come organizzazione pubblica che risponde ad essenziali bisogni di salute, che dovrebbe essere fondato sulla prevenzione e sulla partecipazione sta per essere, se non annullato, fortemente ridimensionato a favore della sanità integrativa, dell’aumento delle prestazioni, di ideologie dominanti e specifiche.
Il corso è un momento ulteriore di aggregazione e di discussione, ma anche, come dicevamo all’inizio, di difesa e di organizzazione. Non vuole essere un’iniziativa in più alle già molte che, sostanzialmente in non molti, si stanno portando avanti, ma vuole affermare una cultura nuova, contro le diseguaglianze e contro il neo liberismo nella sanità come nella società.
Viene concepito in modo diverso dai precedenti anche se, come per gli altri, è previsto con un incontro quindicinali diviso in due tempi, con due introduzioni della durata di 30 minuti e quindi due discussioni di altrettanti 30 minuti, da svolgere dalle ore 17,45 alle ore 20 presso la sede sindacale della Stazione Centrale di Milano (un posto ampiamente raggiungibile – presso il binario 21, IV piano scala E).
Il Corso è previsto in due tempi: il primo nei mesi di marzo aprile maggio con un convegno finale in giugno; il secondo settembre, ottobre novembre con un convegno finale a dicembre. la Storia, la conoscenza delle proposte e decisioni istituzionali in tema di sanità, come capire le differenti situazioni e i diversi servizi per potersi difendere ed eventualmente essere in grado di imprimere un cambiamento. Alla fine è previsto uno sguardo verso il futuro: fondiamo noi un nuovo servizio sanitario nazionale. I partigiani della Resistenza hanno studiato e definito un sistema che ha impiegato diversi anni per essere realizzato (dal 1944 al 1978), che ha avuto un grande impulso con le lotte dei lavoratori 1969-1973, e che successivamente è stato progressivamente destrutturato. Dobbiamo ripartire da capo basandoci su alcuni principi saldi ed indelebili, quelli della Costituzione e della Riforma Sanitaria. Per questo il corso finisce con due ampie discussioni che preludono ad un’organizzazione permanente per la costruzione di un futuro di diritti e di salute migliore.
NB (LA SECONDA PARTE DEL CORSO POTRA’ ANCORA SUBIRE DELLE MODIFICHE – il luogo e gli orari dei 2 convegni verranno precisati in seguito)
QUOTA DI ISCRIZIONE 20 EURO: AL PRIMO GIORNO DEL CORSO OPPURE INVIANDO Un Bonifico all’IBAN

1^ INCONTRO: STORIA - mercoledì 4 marzo
  1. INTRODUZIONE SU RAGIONI E OBIETTIVI DEL CORSO – Prof. Piergiorgio Duca
  2. I FONDAMENTI STORICI DELLA RIFORMA SANITARIA: DAI MEDICI IGIENISTI DEL PRIMO NOVECENTO AI PADRI DELLA RIFORMA DEL CNLAI (LA UNITA’ SANITARIA LOCALE) Prof. Giorgio Cosmacini

2^ INCONTRO: ANALIZZARE E CAPIRE PER DIFENDERSI E RIVENDICARE – mercoledì 18 marzo
  1. LA MEDICINA GENERALE: QUALI I DIRITTI DEI CITTADINI UTENTI – dott. Gianni Cavinato
  2. COME LAVORA (E COME DOVRA’ LAVORARE) IL MEDICO DI MEDICINA GENERALE – Dott. Maurizio Bardi

3^ INCONTRO: ANALIZZARE E CAPIRE PER DIFENDERSI E RIVENDICARE - mercoledì 1 aprile
  1. ANZIANI MALATI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI: I DIRITTI NEGATI – Fulvio Aurora
  2. ANZIANI MALATI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI: PROPOSTA DI CASI DA RISOLVERE – Fulvio Aurora
4^ INCONTRO: ANALIZZARE E CAPIRE PER DIFENDERSI E RIVENDICARE - mercoledì 15 aprile
  1. TOSSICODIPENDENZA: UNA TESTIMONIANZA – (in attesa di conferma)
  2. I SERT: IERI OGGI E DOMANI - Catia Riva

5^ INCONTRO: ANALIZZARE E CAPIRE PER DIFENDERSI E RIVENDICARE – mercoledì 29 aprile
  1. I DISABILI E GLI ANZIANI CRONICI DI FRONTE ALL’INPS – dott. Vittorio Agnoletto
  2. UN ROMPICAPO: L’ISEE – (in attesa di conferma)

6^ INCONTRO: ANALIZZARE E CAPIRE PER DIFENDERSI E RIVENDICARE - mercoledì 13 maggio
  1. I DISABILI GRAVI: DALL’OSPEDALE AL TERRITORIO - Laura Valsecchi
  1. I DISABILI GRAVI: CURE E ASSISTENZA AL DOMICILIO – Walter Fossati

7 ^ INCONTRO: ANALIZZARE E CAPIRE PER DIFENDERSI E RIVENDICARE - mercoledì 27 maggio
  1. I SERVIZI DI SALUTE MENTALE: UN DISAGIO CONTINUO – Dott. Bruna Bellotti
  2. I SERVIZI DI SALUTE MENTALE: I SOFFERENTI PSICHIATRICI GRAVI E I FUORI USCITI DAGLI OPG –
Massimo Fada

SABATO 6 GIUGNO – CONVEGNO: LA SANITA IN LOMBARDIA: DALLA CONTRO RIFORMA ALLA NON RIFORMA
Introduzioni: prof. Gaspare Jean (ieri, oggi domani), dott. Antonio Muscolino (linee generali), Achille Zasso (il personale del e nel SSN lombardo), prof. Giorgio Cosmacini, Fulvio Aurora

8^ INCONTRO: L’DEOLOGIA DELLA REGIONE LOMBARDIA - mercoledì 9 settembre
  1. I CONSULTORI PER LA SALUTE DELLA DONNA O PER LA FAMIGLIA? – Elisabeth Cosandey
  2. IVG – PILLOLA DEL GIORNO DOPO – ETEROLOGA: ANCORA POSSIBILI? – (in attesa di conferma)

9^ INCONTRO: ESISTE ANCORA LA PREVENZIONE NEI LUOGHI DI LAVORO E SUL TERRITORIO? - mercoledì 23 settembre
  1. STORIA E FONDAMENTI DEI SERVIZI PER GLI AMBIENTI DI LAVORO (in attesa di conferma)
  2. DOVE SIAMO E DOVE STIAMO ANDANDO? – (in attesa di conferma)

10^ INCONTRO: ANALIZZARE E CAPIRE PER DIFENDERSI E RIVENDICARE - mercoledì 7 ottobre
  1. LO STATO DI SALUTE DELLA POPOLAZIONE DELLA REGIONE LOMBARDIA – Dott. Andrea Micheli
  2. PIU’ VISITE, Più ESAMI, Più OPERAZIONI = PIU’ PRESTAZIONI E SE NO COSA? – (in attesa di conferma)

11^ INCONTRO: ORGANIZZARE LA PARTECIPAZIONE – mercoledì 3 novembre
  1. IL CASO DELL’AMIANTO: PERCHE’, COME E QUANDO – Michele Michelino
  2. IL COORDINAMENTO SANITA’ (H San Carlo) – Sergio Damia
  3. LA RETE PER IL DIRITTO ALLA SALUTE – Carlo Parascandolo

12^ INCONTRO: ORGANIZZARE LA PARTECIPAZIONE – mercoledì 18 novembre
LA RETE NAZIONALE SOSTENIBILITA’ E SALUTE – (in attesa di conferma)

28 NOVEMBRE PUBBLICO CONVEGNO: FONDARE UN NUOVO SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE
Coordina prof. Piergiorgio Duca

PER RAGIONI ORGANIZZATIVE, CHIEDIAMO DI INSERIRE I PROPRI DATI NEL FORM DI PREISCRIZIONE A QUESTA PAGINA INTERNET:

lunedì 16 febbraio 2015


Coordinamento Toscano per il Diritto alla Salute: Considerazioni del CTDS sulla proposta di riorganizzazione sanitaria Regionale

Coordinamento Toscano per il Diritto alla Salute
Considerazioni del CTDS sulla proposta di riorganizzazione sanitaria Regionale

La proposta di legge di riordino del servizio sanitario toscano colpisce prioritariamente per due questioni:
1. l’imminenza dell’entrata in vigore legata alla data di attivazione delle tre aree vaste, il 1 marzo 2015, con relativa smobilitazione dell’apparato direttivo delle attuali ASL.
Questo comporta: una discussione estremamente veloce in Commissione; un ridotto  numero di audizioni con sindacati, associazioni di categoria e del volontariato; tempi contingentati per il Consiglio, per altro in scadenza.
Non possiamo non ricordare i tempi biblici assegnati all’approvazione del Piano socio sanitario integrato, nel quale - si noti -  niente di tutta la riorganizzazione era accennata, mentre a questa proposta di legge che modifica in maniera definitiva il sistema vengono assegnati tempi e attenzione così ridotti. Si lega a questo l’impegno per una successiva legge che dovrà disciplinare la riforma complessiva del sistema che diventerà operativa il 1 gennaio 2016, impegno che dovrà svolgere il prossimo Consiglio regionale all’inizio del proprio mandato, un Consiglio ridotto nel numero dei Consiglieri, privo delle attuali competenze e della ricchezza del confronto svolto nel corso dell’approvazione del PSSIR.
2. l’assoluta personalizzazione nelle mani del Presidente della Regione della nomina dei commissari al vertice delle tre aree vaste e dei commissari al vertice delle tre aziende USL.
“Se la crisi economica e i tagli al suo finanziamento hanno messo in difficoltà il SSN, il degrado della politica e dell’etica pubblica ne stanno minando la sopravvivenza. La sostenibilità del SSN passa per un ridimensionamento del ruolo della politica in sanità.” Fulvio Forino, presidente dell'Associazione Dedalo 97
Si può non essere pienamente d’accordo con la posizione sopra riportata, ma nel panorama sanitario italiano ha una sua legittimità; nel nostro caso programmazione, organizzazione e gestione del sistema per tutta la Regione saranno nelle mani di pochissime persone che risponderanno esclusivamente al Presidente che a tutt’oggi ricopre una carica politica, non tecnica.
Né ci tranquillizza il richiamo – obbligatorio - al decreto 502 che attribuisce le nomine al Presidente della Giunta: non è consueto che in un solo momento si proceda alla nomina, in contemporanea, di tutti i vertici del sistema sanitario, eliminando per altro figure tecniche come il direttore amministrativo, il direttore sanitario, il coordinatore dei servizi sociali previste dalla legge per contribuire alle decisioni del direttore generale.
E’ un sistema di accentramento delle decisioni che non risponde alla differenziata domanda di salute che i territori possono avanzare ma alla logica dell’amministratore che si è convinto di poter amministrare solo facendo tagli e di questo solo si preoccupa.
Entrando infatti nel merito della proposta di legge, contestiamo prima di tutto la mancanza anche solo di un richiamo al dettato Costituzionale e al principio fondamentale che il sistema sanitario debba essere adeguatamente sostenuto e finanziato dalla fiscalità generale: sarebbe troppo facile riportare le cifre che dimostrano il basso costo reale del sistema italiano nei confronti di altri Paesi, dentro e fuori l’Europa, e dell’ottimo rapporto spesa/qualità; a noi preme piuttosto sottolineare la passività con cui viene accettato il taglio dei trasferimenti statali alle Regioni, dopo le roboanti asserzioni del Presidente del Consiglio e del Ministro Lorenzin che non sarebbero stati fatti tagli alla sanità, dopo che il Patto per la salute stipulato fra Governo e Regioni appena sei mesi fa escludeva la possibilità di tagli ulteriori.
E contestiamo che la prima affermazione della proposta di legge sia “al fine di promuovere il miglioramento della qualità dei servizi” perché riteniamo che sarebbe finalmente opportuno dichiarare ai cittadini che riorganizzazione equivale nel linguaggio di oggi a “riduzione di risorse economiche e umane”, unico obiettivo della presente legge.
Una legge che, dovendo rientrare in quella “spending review” imposta dall’austerity dell’Unione Europea, è correlata ad una riduzione del finanziamento sanitario a favore della privatizzazione di alcuni servizi, compromettendo il sistema sanitario pubblico e di conseguenza il diritto costituzionale alla salute e alle cure.
Un approccio quindi che non condividiamo; tuttavia proviamo a valutare la proposta sulla base dei suoi stessi criteri: a quanto si ritiene che potrà ammontare il risparmio prodotto da questa riorganizzazione? La legge non lo quantifica, ma si intende che l’eliminazione dei ruoli dei 12 Direttori generali e altrettanti Direttori amministrativi, sanitari e dei servizi sociali, sostituiti da 3 Commissari di azienda USL più tre Vicecommissari, ai quali si aggiungono i tre Direttori di Area Vasta, dovrà produrre il risparmio. Si deve però notare che in diversi casi gli attuali dirigenti sono comunque dipendenti ASL, per i quali quindi il risparmio sarebbe relativo solo alle indennità di funzione; d'altronde la creazione di dipartimenti interaziendali, oggi inesistenti, richiederà risorse economiche, umane e di strutture che compenseranno i risparmi derivanti dalla soppressione delle 12 ASL, fermo restando che le spese saranno immediate e invece il recupero avverrà nel tempo visto che si deve garantire la continuità dei servizi. Alcuni, più competenti di noi, hanno già fatto una stima che parla di circa 5 milioni di recupero, a cui sottrarre 3 milioni di nuove spese, per un totale di risparmio di meno di 2 milioni di euro: cifra importante ma del tutto inadeguata a giustificare lo stravolgimento del sistema.
Entrando nello specifico, adesso le 12 ASL hanno 38 figure apicali, tra Direttori generali, amministrativi, sanitari e dei servizi sociali. Con questa riforma le figure si ridurrebbero a 18 a cui, però vanno sommati  12 consulenti esterni che potrebbero essere assunti, per un totale quindi, di  30 persone. Il taglio quindi sarebbe solo di 8 unità, con un risparmio effettivo che si avvicina a 1,5 milioni.
Non a caso il Presidente Rossi aveva ipotizzato sulla stampa il ricorso ad un super ticket ospedaliero/alberghiero ovvero per interventi chirurgici: l’ipotesi è stata per fortuna bocciata sul nascere e speriamo sia per la consapevolezza della profonda ingiustizia del ticket piuttosto che per i soliti motivi di tornaconto elettorale, vista l’imminenza del voto in Toscana.
Si deve però portare la massima attenzione sul sistema che la proposta di legge andrebbe a disegnare, qualora approvata. La Toscana suddivisa in tre aree vaste, con tre Commissari e dal prossimo anno con tre Direttori che rispondono al Presidente: un quadro che fa pensare a omogeneità che si realizza dall’alto verso il basso, distribuzione di risorse, attribuzione di competenze e di funzioni, organizzazione dei servizi, mentre è dalla diversificazione delle risposte in base ai bisogni dei territori che si può raggiungere il risparmio, anche attraverso l‘appropriatezza.
Siamo di fronte a una grossa riforma i cui risparmi complessivi non sono al momento stimabili, come la Giunta dichiara fin dalla relazione tecnico-normativa. Il gigantismo che caratterizza ogni area vasta ci spaventa, sia per le diversità presenti in territori così ampi, sia per l’organizzazione della struttura di servizio impostata a riportare ogni cosa al centro invece che dare margini ampi di autonomia ai territori pur nell’ambito della programmazione regionale. Paventiamo riunioni interminabili di funzionari e direttori dedicate a verifica dei parametri, controllo della spesa, reingegnerizzazione, ecc…; in una parola: aumento dell’invadenza della burocrazia.
Si propone la creazione del dipartimento di medicina generale, senza avere affrontato una riflessione sul rapporto fra MMG e SSN, senza avere effettuato una verifica delle Aggregazioni funzionali territoriali e della medicina di iniziativa, che sono state al centro della riflessione e della proposta degli ultimi anni; si invoca l’appropriatezza delle cure senza definire attraverso quali percorsi che non siano i ticket o la limitazione delle prescrizioni si può raggiungere l’appropriatezza e il risparmio economico e di salute; eppure noi ricordiamo che la più seria riforma sanitaria che sia mai stata fatta, la 833, accompagnava ogni proposta operativa con educazione sanitaria e prevenzione, creando strutture come i consultori che operavano sui territori, nelle scuole, nei luoghi di lavoro.
§         Per questi motivi sollecitiamo il Consiglio regionale, ogni singolo Consigliere e il Presidente della IV Commissione, a valutare con grande preoccupazione la proposta di legge, considerando anche il pericolo di un periodo lungo (10 mesi) di commissariamento di tutto il sistema, e a non imbrigliare il prossimo Consiglio in quadro predefinito, senza la partecipazione dei soggetti interessati.

§         Per questi motivi Il Coordinamento Toscano per il Diritto alla Salute denuncia con forza la Giunta Rossi che negli ultimi anni ha creato le condizioni per tagli ben superiori alle richieste del governo nazionale, chiamando medici, infermieri, malati e utenti a scendere in piazza a Firenze il 21 febbraio alla manifestazione regionale in difesa della salute pubblica.

Prepariamoci alla mobilitazione

Prepariamoci alla mobilitazione

Il Coordinamento Toscano per il Diritto alla Salute

 invita tutta la cittadinanza ad una mobilitazione pubblica


Il CTDS, conscio che  la crisi sta sconvolgendo il mondo a livello generale e che ogni vertenza locale relativa alla difesa del diritto alla salute pubblica debba essere inquadrata nella più generale battaglia contro le direttive e i trattati imposti - attraverso i governi nazionali - dalla Troika Europea, condanna tutte quelle gravose manovre finanziarie che minano la sostenibilità del sistema sanitario regionale e nazionale pubblico.
Nella fattispecie, con l’approvazione del PSSIR (Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale), si attua concretamente quella criminale spending review dettata dalla Troika Europea e declinata dalla Legge di stabilità a firma del Governo Renzi.
Questa legge, basata su enormi tagli lineari, è un attacco spietato e diretto a utenti e lavoratori. Infatti: stiamo già assistendo alla riduzione dei posti letto negli ospedali senza adeguati incrementi in assistenza territoriale e per lungodegenti, con contemporaneo accorpamento e chiusura di distretti e consultori familiari; i piccoli ospedali vengono chiusi o ridimensionamenti; i 118 vengono accorpati prevedendo per il futuro per l’esecuzione del Triage, fino ad oggi assegnato al personale Infermieristico adeguatamente formato, personale proveniente dal volontariato; si tagliano i servizi in appalto (pulizie, ristorazione, servizi del territorio) e si blocca il turn over del personale sanitario (con contemporaneo blocco dei salari degli stessi) al quale viene richiesta maggior flessibilità di fronte all’aumento esponenziale del carico di lavoro.
Tutte queste misure stanno smantellando il servizio sanitario pubblico in favore del privato e della sanità integrativa. Il cittadino si trova a dover sostenere ticket sanitari sempre più alti, oltre al contributo di digitalizzazione (ulteriore balzello che porta il costo della prestazione nel pubblico talvolta a superare quella del privato) e di fronte a liste di attesa per prestazioni gratuite bloccate o fornite in luoghi lontani dal proprio domicilio. Tutto questo costringe migliaia di cittadini a rivolgersi all’assistenza sanitaria privata, convenzionata o intramoenia (per chi se lo può permettere) o a rinunciare alla cura.
Allo stesso tempo la Giunta Regionale Toscana sta garantendo enormi profitti a grandi imprese di costruzione attraverso la realizzazione dei nuovi ospedali con il sistema del Project financing: il debito contratto verso i costruttori verrà pagato per 20 anni tramite la cessione in appalto dei servizi non sanitari, senza vincoli di mercato.
E mentre mantiene spese vergognose come l'assistenza religiosa a carico della spesa sanitaria, o i 3 milioni e mezzo pagati all’Istituto S. Anna di Pisa per valutare  le  ASL   o  “ il clima interno “ nei posti di lavoro, decide sulle direttive del governo la riduzione delle ASL dalle attuali 16 in un sol colpo a 3, con maggiore mobilità e carico di lavoro per gli operatori, e maggiori spostamenti e meno servizi per i cittadini. Le alternative proposte erano:
·         Super-ticket sulle cure ospedaliere, compresi gli interventi chirurgici urgenti e oncologici, applicato a coloro che hanno un  reddito superiore  a 50mila euro lordi, individuale o familiare (senza fare quindi  differenze tra una famiglia composta da una singola persona ed una famiglia composta da 5 persone con lo stesso reddito lordo).
·         Contributo per la parte alberghiera dei ricoveri ospedalieri.
·         Revisione  delle  esenzioni per patologia  e  di alcune prestazioni (contributi per la SLA, alcuni farmaci, medicine non convenzionali..)  che la Toscana ha fino ad ora garantito. 
                                                      

Non vogliamo un sistema “salute” a due velocità

·         Ovvero, uno per lavoratori con assicurazione per l’ assistenza sanitaria integrativa, ed uno “compassionevole” per i disoccupati;
·         Ovvero, uno per chi può anticipare le spese per una cura all’estero, che poi gli vengono rimborsate dal SSN e uno per “chi non può” farlo, e deve rivolgersi a strutture pubbliche deprivate sempre più di risorse;
·         Ovvero, uno per chi può permettersi prestazioni private ed uno per chi non può permettersele ed è costretto a lunghe liste di attesa e a migrazioni sul territorio;
·         Ovvero, uno per chi vive in città ed uno per chi vive in zone periferiche, rurali, montane o sulle isole e vede allontanarsi servizi e prestazioni essenziali.



Si incentiva l’intramoenia, il “privato” dentro il “pubblico”, con una corsia di prenotazione “preferenziale”, inducendo “chi può” a trovare con questa modalità una risposta e lasciando “chi non può” nell’incertezza più totale di liste chiuse di prenotazione.
Siamo stanchi di sentir parlare di sostenibilità del SSN attraverso la revisione dei ticket e non attraverso il prelievo fiscale “PROPORZIONATO” al reddito imponibile, oltretutto con l’ulteriore “tassazione” del contributo di digitalizzazione. I ticket nel pubblico sono talvolta superiori al costo richiesto di una prestazione nel privato il quale
offre prestazioni anche in luoghi vicini a quello del domicilio e con tempi di attesa quasi inesistenti. Tutto questo ha l’inevitabile conseguenza di dirottare ingenti risorse dovute per i rimborsi delle prestazioni, verso il privato, mettendo a serio rischio la sostenibilità del Sistema Sanitario pubblico.
Lo slogan “la prestazione si paga prima” porta i cittadini in difficoltà a rinunciarvi. Ai lavoratori poi viene imposto di agire secondo le regole dettate dalle aziende sanitarie che davanti alla cura e all’assistenza universale ai cittadini, mettono le logiche del profitto, pretendendo, contraddicendo ad ogni codice etico e deontologico, da medici e infermieri di rifiutare l’erogazione di qualsiasi prestazione se l’utente non ha versato il ticket richiesto. Così facendo, la deontologia di medici, infermieri e altri operatori sanitari viene subordinata ad aspetti meramente amministrativi.
Si continua a far pagare il buco di Massa riducendo i servizi ai cittadini che hanno già finanziato e continuano a finanziare il SSN attraverso le trattenute in busta paga.
Sono inaccettabili chiusure o forti ridimensionamenti dei piccoli ospedali in territori disagiati, come quelli montani o insulari, e distanti dai grandi centri, che rappresentano talvolta l’unico approccio utile per una gestione adeguata ed in sicurezza di situazioni di emergenza. E’ inaccettabile che i bambini di queste aree non abbiano un’adeguata assistenza pediatrica neppure nelle ore diurne (assente nei notturni e nei festivi), che i posti letto non siano equamente distribuiti, che non sempre sia garantito il trasporto assistito e che la catena dell’emergenza urgenza sia indebolita depotenziando o addirittura chiudendo i Pronti Soccorso, trasformati in Punti di Primo Soccorso.
E’ inaccettabile pensare che sia meno sicuro un piccolo punto nascita, dove anche se gli operatori fanno meno di 1000 parti l’anno possono comunque andare a fare dei “tirocini” in punti nascita con più attività per non perdere la capacità di gestire eventuali complicazioni da parto, piuttosto che far percorrere ad una donna con le acque rotte, anche più di 60 Km di strade impervie, piene di curve, con possibilità di ghiaccio, neve, nebbia, o con il traghetto (pensiamo alle isole Toscane)

Per questo chiamiamo i cittadini alla mobilitazione

1.       Per il rilancio del Sistema Sanitario Nazionale Pubblico.
2.       Per lo sblocco del turn over, perché ad ogni lavoratore dev’essere garantito di operare in condizioni umane e dignitose.
3.       Contro le liste bloccate, per avere la prenotazione della prestazione in tempi certi.
4.       Contro il sistema dei Ticket, perché il Sistema sanitario deve essere assicurato dalla fiscalità generale proporzionata al reddito.
5.       Contro la disposizione “la prestazione si paga prima” perché non si può anteporre il profitto al diritto di salute.
6.       Contro il contributo di digitalizzazione, tassa obbligatoria anche per gli esenti ticket, che non fa altro che aumentare ingiustamente la compartecipazione alla spesa pubblica.
7.       Per la re-internalizzazione dei servizi.
Questi saranno soltanto alcuni temi di mobilitazione, che ci vedranno attivi per riaffermare l’inviolabile diritto alla salute!

Partiamo dal Diritto, con una mobilitazione Regionale il 21 Febbraio 2015

UN DIRITTO PERSO E’ DIFFICILE DA RICONQUISTARE

Coordinamento Toscano per il Diritto alla Salute
Per info inviare una e-mail a   cootos.dirsal@gmail.com
o visitare la pagina facebook  https://www.facebook.com/cootos.dirsal?fr